Come sempre quando penso di scrivere un post su questioni che mi stanno veramente a cuore c'e' qualcuno che lo fa prima e dieci volte meglio di quello che avrei potuto fare io.
Grazie Antonella
Italia, 24 Agosto 2009 IO NON MI SENTO ITALIANA
Da quando sono tornata da Dublino c’e’ una cosa che piu’ di ogni altra mi manca…
Ed e’ l’orgoglio di tutti gli irlandesi che ho conosciuto per il proprio Paese, la propria terra.
L’amore che gli vedi negli occhi quando te ne parlano. La cura che ne hanno, dalla pulizia al rispetto e al mantenimento delle loro tradizioni.
Mi manca in questi giorni che arranco a sentirmi italiana, tra un barcone di clandestini capovoltosi “per caso” e una coppia gay aggredita senza motivo solo perche’ c’era, mi manca quel sentirmi orgogliosa del mio Paese.
E lo so, mi chiamerete banale, ripetitiva, monotematica perche’ mi lamento sempre dell’Italia.
Ma da tipica italiana media devo farlo.
E’ lo sport nazionale il lamentarsi di come vanno le cose.
Inermi. Impotenti.
Forse.
O forse e’ quello che preferiamo.
Sentirci impotenti tutto il tempo e assolverci condannando continuamente tutto quello che ci succede intorno.
Forse e’ il nostro modo di fare opposizione quando l’opposizione non c’e’ ne’ dentro ne’ fuori dal Parlamento.
E allora mi ripeto che sono eccessiva, che la devo smettere di vedere tutto nero e che ci sono cose per cui vale la pena restare in Italia.
E mentre lo dico penso alle stradine di Roma, ai palazzi di Firenze, alle feste dei paesini, alle sagre, alle urla degli artigiani a Napoli, ai ponti veneziani, ai parchi toscani, alle Cinque Terre, a Capri, ad Agrigento, a Lecce, a Torino,alle Alpi, ai fiori di Gubbio, alle abbazie, alle fortezze, ai castelli, ai sapori, ai dialetti.
E mi accorgo che niente di tutto questo e’ merito mio.
Che sono passato.
E’ successo prima di me e oggi tutto quello che pago, ogni singolo centesimo di ogni mia tassa e’ investito nello smantellamento di tutta la grandezza che e’ stata l’Italia.
Ogni parte di questo Paese che tanto adoro sta venendo demolita, lentamente, dall’interno.
Dimezzando i fondi, promuovendone la dimenticanza.
Avvelenando l’aria, l’acqua e la terra da cui quei frutti che tanto mi piace mangiare e di cui tanto mi vanto, vengono.
Appestando le acque delle grotte meravigliose di Capri.
E dentro, non esagero, mi sento morire ogni volta di piu’.
A ogni notizia, a ogni articolo, perdo un po’ d’amore.
Mi sento morire. Letteralmente.
Morire di vergogna.
Vegogna perche’ quelle persone hanno la cittadinanza italiana.
Della stessa Italia di Galilei e Machiavelli, di Copernico e Da Vinci. La stessa di Verdi e Puccini. Pasolini e Montale.
Vergogna perche’ quelle persone sono italiane.
E non sono poche. Non sono minoranza.
E’ questa la cosa che mi distrugge e mi fa tenere sempe un occhio sul borsone.
Per scappare alla fatidica goccia che questo vaso lo fara’ traboccare.
Questi italiani sono tanti.
E sono qui, al potere, a sporcare a cambiare le regole in gioco, a sgambettare. Spudorati, spavaldi e arroganti come chi sa che non sa che vivra’ sempre impunito.
Anzi.
E ti senti una scema.
Ti senti demente.
Mentre studi una triennale, calcoli specialistica e master, leggi di carriere sterminate : segratario di delegazione, consigliere, prove, 9 mesi, corsi, dieci anni e poi forse il grado seguente… e poi pensi.
Pensi a tutti i tuoi coetanei del tuo paese.
Che se fanno Giurisprudenza e’ perche’ c’hanno lo zio e il cugino magistrato.
Pensi alle figlie di un famoso medico del tuo paese che guarda caso fanno medicina nella stessa universita’ del padre e sempre guarda caso si sono laureate entrambe col massimo ed entrambe hanno gia’ trovato lavoro nello stesso policlinico di zii e parenti vari… guarda caso…
E ti dici, “ma se gia’ per fare l’assessorino del cazzo senza poteri nel paesino piu’ sfigato d’Italia devi conoscere trentacinque persone diverse, ora ti immagini per passare un concorso annuale di 23 posti con oltre 800 candidature in media per la carriera diplomatica internazionale?”
E capisci che te ne devi andare.
Che sei cresciuto leggendo di giustizia, di onesta’. Di etica.
Di coerenza.
E questa maledetta coerenza chissa’ dove ti portera’.
Perche’ provateci a essere coerenti con la vostra idea di giustizia, con la vostra eticita’ e a vivere in Italia.
Dove se nessuno se ne accorge, pure che c’hai tutti gli arti funzionanti il modo per ottenere il permesso per disabili si trova e quindi via, nel centro di una citta’ di mezzo milione di abitanti, via a parcheggiare li’.
Davanti alla cattedrale.
Poveri coglioni che impazzite a girare per ore e poi finite a pagare i posti a pagamento!
Sfigati. Fate, fate gli scemi. Tanto vinciamo noi.
Che ci fingiamo malati e prendiamo la malattia.
Che ci facciamo trovare a casa alle ore che passa il controllo e poi fuori, a girare in piazza, al mercato a uscire la sera.
E si’, Berlusconi ha tolto l’irpef.
E si’ ha pulito Napoli.
E si’ meno male che stava lui a L’Aquila senno’ quei cazzo di comunisti chissa’ che combinavano.
Non sapete piu’ che inventarvi.
Comunisti di merda.
Avete persino comprato la moglie e la figlia per sparlare contro di lui.
Che schifo.
E vai a mare e ti trovi con una signora di Taranto che senza sapere il perche’ ti improvvisa tutta la storia della sua vita in cinque minuti.
Che c’ha tre figlie femmine. Che le ha fatte sposare tutte appena ha visto che il ragazzo con cui stavano era giusto perche’ non le poteva mantenere.
Che pure che ci sono un po’ di problemi e’ normale.
Che ha 46 anni e che e’ gia’ nonna di 5 bambini.
Che la seconda voleva studiare lettere , quella scema.
E allora io l’ho fatta andare a mare con sti amici di famiglia perche’ sapevo che le piaceva il figlio e poi si sono messi insieme e sposati e le sono passati tutte ste cose dalla testa.
E quando mi vede sbogottita e sconvolta aggiunge, e mi zittisce “signori’ che si crede che per una che vive da sola con tre figlie e’ possibile fargli togliere sti capricci qua? signori’ va a lavorare in campagna, vicino a me cosi’ mi aiuta, io tengo i bambini e tutti stiamo bene. signori’ non e’ vero che possono studiare tutti mo’. chi me li deve dare i soldi a me per farla studiare, signori’ lei e’ privilegiata” …
E lo so che la signora ha ragione.
Che quando i miei hanno deciso di farmi studiare, di farmi fare il Classico prima e l’Universita’ a Firenze poi, l’hanno fatto pensando al migliore investimento della loro vita con me…
L’hanno fatto convinti che poi i miei meriti, i miei titoli mi avrebbero permesso di ottenere un’ottima professione in Italia.
Di fare una vita perfetta, piena di lussi.
Questo credevano.
Allora, oggi quando ho ricevuto la chiamata di Enrico, mio amico laureato in Scienze Politiche col massimo dei voti, specializzato, due Masters di cui uno a Madrid, che da sette mesi manda curriculum e fa colloqui per sentirsi dire che la crisi c’e’ per tutti e che gli conviene il Canada o l’Australia che li’ stanno ancora bene…
Ecco che , allora, mi sconforto.
Sempre per la stessa storia che a me, nel 2009, a me emigrare, perche’ di questo si tratta, per cercare fortuna all’estero, ecco a me fa incazzare come nessun’altra cosa.
Perche’ non capisco come si possano ridurre gli investimenti nel futuro in un momento che piu’ che mai servono persone qualificate e capaci.
Dimezzi i fondi alla cultura, alla ricerca, allo sviluppo, all’istruzione.
Deprimi quei pochi che ancora ci credono nel potere della mente, nelle capacita’.
Nel progresso, nell’onesta’.
Nel futuro. E li regali agli altri Paesi che cescono e si vantano di scoperte soprendenti, di cue, di ricerche illustri con cognomi italiani.
E quelli ci credevano nella crescita di un Paese che e’ stato grande.
Immenso.
E che ora decadente truffa persino i turisti nei ristoranti. Lievitando i prezzi dei pasti a seconda dell’accento.
Gli unici e i soli che ancora credono nella bellezza di questa terra. Ignari della diossina nelle mozzarelle. Delle bustarelle dietro quei ristoranti in centro, tutti con lo stesso cognome guarda caso.
Ignari delle mazzette per costruire quelle ville maestose che si ergono tra le scogliere panoramiche della costiera amalfitana.
Abusive . Arroganti.
Sprezzanti di essere riuscite a profanare persino la bellezza pura di quel paesaggio tanto erano potenti.
Perche’ si deve volere sempre di piu’. Gli yatch che attraccano davanti al salotto.
Cazzo importa se bisogna traforare mezza costa.
L’ultraleggeroche atterra sull’attico.
E ti senti un magone.
Un disgusto.
Ti chiedi, ma dove siamo finiti che balliamo e ridiamo sempre con tutti intorno che pappano e smerdano.
Nausea. Ville, piscine, ori, pietre, feste, vip, giornali, quadri.
Quadri.
Se penso che in queste ville, disgustose di ignoranza e opulenza, ad arredare squallidi salotti decadenti come chi li respira, ci sono Caravaggio, Modigliani, Miro’ , Gaugin.
Se ci penso, chiudo gli occhi e fingo di non farne parte.
Immagino che, ogni mio passo, ogni mia azione non appartenga a uno Stato senza ordine. Senza valori, senza principi ,senza coerenza, senza partiti.
A una terra, senza dignita’ ,senza rispetto, senza amore. Senza ambizioni.
Che tira a campare.
E s’arrangia.
Se penso ai castelli lasciati a se stessi in giro per l’Italia.
Se penso agli ori, ai gioielli di chi predica la vita povera e semplice.
Se penso alle migliaia di persone ogni domenica li’, all’Angelus.
Accecati da uomini coperti d’oro che si riempiono la bocca di Cristo, di perdono, di amore per tutti ,di uguaglianza e poi, zitti, accettano un puttaniere al governo, un puttana in Parlamento.
Baratti. Qualche credito scolastico in piu’ se si fa l’ora di religione val bene una messa.
Anche due.
Ma come si fa?
Me lo chiedo e non lo capisco mai.
Ma come si fa a respirare quest’aria senza appesantirsi mai?
Come si fa a vivere e a ignorare tutto?
Che ti serve una visita medica, non hai i soldi e devi aspettare tre mesi.
Ti conviene rapinare. Se ti va bene sei guarito. Se ti va male dopo 3 mesi sei fuori.
Che se non ti piace qualcuno ti conviene ammazzarlo che offenderlo.
Tra indulti e amnistie un paio d’anni e sei fuori.
Che ti conviene farti giustizia da solo.
Tanto da fuori non ne avrai mai.
Questo mi sento dire.
Che se vedi una bella ragazza, stuprala se non ti vede nessuno.
Tanto non ti trovano. E se sei furbo e non lasci tracce, ti rilasciano poco dopo se non sei in flagranza di reato.
Ti conviene.
Perche’ pagare una puttana?
Chi ce li ha i soldi?
Tanto le donne si mettono la gonna corta per quello e poi che cazzo pretendono?
Nausea.
Questo mi sento dire.
E non una. Non due volte.
“Vabbe’ che se una si veste cosi’ e si comporta cosi’ poi che cazzo pretende. E’ normale che succede”
Ah si? E perche’ in Irlanda 9 ragazze su 10 portano minigonne assurde la sera, che ci metti tre ore per capire se non sia una culotte e nessuno ci allunga le mani se la ragazza non vuole? Perche’?
Tutto sporco. Tutto melma.
Altro che psicanalisi chissa’ come ce l’avro’ il fegato se continuo cosi’.
Disgusto.
E poi questa notizia.
E giuro, non e’ per essere monotematica.
Avrei reagito uguale anche se fossero stati musulmani o cinesi o prostitute, perche’ non ci dormo la notte sapendo che tu sei in un locale gay col tuo ragazzo, l’unico posto in Italia dove puoi sederti, bere una cosa, rilassato.
Senza tutti che ti guardano curiosi. Che ammiccano e prendono per culo. Che offendono e ridacchiano tutto il tempo.
E puoi tenergli la mano, ballare. Baciarlo se vuoi.
Senza nasconderti nell’ennesimo cesso pubblico.
E ci stai bene.
Ci vai sereno perche’ sai che li’ puoi essere te stesso e amare e divertirti senza rovinarti la serata e la vita facendoti prendere per culo da mezzo locale.
E poi esci, felice.
Mano nella mano perche’ ormai ti piace e ti dici ora rischio, gli tengo solo la mano, sono le 4 di notte, sono fuori un locale gay, non c’e’ tanta gente e se c’e’ e’ gay. Quindi massi’ dai…
Ti viene da baciarlo, e lo baci.
A stampo pero’ che non si sa mai.
Ci provi.
E passeggi e parli con lui, magari ci scoperai stasera e non lo vedrai piu’.
Magari ti ci innamorerai e sarete inseparabili.
E arriva uno. E ti offende.
Frocio frocio di merda. Bastardi. Mi fate schifo. Che vergogna. Ma non vi vergognate? Pervertiti ricchioni di merda. Froci del cazzo sparite di qui che non vi voglio vedere. E poi la’ ci sono due ragazzini di 14 anni che non vi vogliono vedere.
E tu sei sconvolto. Lasci subito la mano del ragazzo. Non sai cosa fare. Hai paura. Sei arrabbiato. Triste. Sei da solo.
C’e’ qualcuno li’, guarda ma non dice niente.
Quel sogno. Quel momento perfetto che parlavate e ridevate e ti piaceva come ti guardava. Finito.
Distrutto. E ti sta offendendo e sta offendendo lui, che e’ molto piu’ sensibile di te e l’hai sentito tremare nella tua mano mentre quel coglione ti urlava il suo disgusto.
E gli dici “che cazzo vuoi lasciaci stare, non diamo nessun fastidio”
Usi quella parola.
FASTIDIO.
E ti viene da vomitare.
Come puo’ una persona, una vita dare fastidio agli altri?
Te lo sei sempre chiesto e ci hai pianto notti intere pensando che la gente ti guarda e si vergogna per te, o che alla meglio tu lo infastidisci col tuo essere cosi’ maledettamente frocio, cosi’ effemminato.
Con quei gesti. Quei modi.
Perche’ tu ostenti.
Non te ne accorgi Paolo ma tu ostenti.
Si’ vivendo la vita che vuoi ecco tu la ostenti.
Perche’ certe cose le potresti fare a casa tua, in camera.
Invece no. Tutti devono sapere, da come ti vesti, dalle magliette che metti.
Froci del cazzo.
Manco ci fossero solo loro.
Gli hai detto fastidio e questo borbottando ti minaccia ti dice vi ammazzo tutti uno ad uno a voi froci del cazzo.
E tu pensi “povero stronzo” e torni a camminare.
Si allontana.
Sei scioccato.
Non gli prendi piu’ la mano. Parlate di quanto sia dura.
Di quanto sia triste.
Che un giorno sarete come la Spagna.
Come la Svezia. e camminerete a testa alta perche’ tutti capiranno che non c’e’ niente di male ad amarsi.
E questo ritorna.
Una bottiglia di vetro in mano.
Un coltello in tasca.
“pezzi di merda ora vediamo chi e’ il coglione”
e sei terrorizzato.
“ma che vuoi da noi? che ti abbiamo fatto?”
Non capisci perche’ tanto odio.
E’ persino tornato per ricordartelo.
E ha un coltello e ti spinge.
Pugni calci poi una, due coltellate.
Li’ nell’addome e calci pugni a lui.
E tutti quei visi intorno.
Sembra una corrida.
E il toro sei tu.
Vedi la sua bocca.
Quel viso bellissimo.
Gli occhi neri come piacciono a te.
Quei capelli ricci arruffati coperti di sangue.
Il respiro affaticato,le urla, lui che sparisce e nessuno che vi corre incontro tranne un ragazzo.
E poi l”ambulanza, gli interventi.
Uno due tre .
Non respiri.
Prognosi riservata.
E quel poco che ricordi lo vivi di flash.
E rivedi tutti quegli occhi intorno al torero.
Quella spina nel fianco dei loro visi.
Li’ a vedere tutto.
Impotenti.
Forse.
Meglio crederli impotenti.
Ti riprenderai forse.
Lui l’hanno preso.
Trovato.
Un paio d’ore in commissariato.
Sei li’.
Sotto l’ennessimo bisturi. Senza l’addome. Distrutto.
Non riesci a piangere.
A pensare.
Vorresti gridare. Forte fino a perdere la voce.
Strapparti i capelli. Urlare a tutti.
Spaventarli e non farli dormire mai piu’.
Come succedera’ a te se dovessi farcela.
Ora che sai che quest’odio e’ mortale.
Ma l’hanno preso. Punito. Ora vedremo se sto stronzo lo fa di nuovo.
Bastardo.
Cane.
Vigliacco.
Muori in cella,
Bestia.
E poi compri un giornale,leggi che e’ libero.(*)
Non c’era flagranza di reato.
E mentre stai combattendo per sopravvivere, per farcela, lui e’ in giro a bere caffe’ e a vantarsi con gli amici.
Frocio di merda, vediamo se lo fa di nuovo adesso.
Sei un frocio italiano Paolo, che pretendevi ?
GIUSTIZIA E’ FATTA. (**)
(*) piccolo aggiornamento: e’ stato chiesto l’arresto dell’aggressore anche se dalle nuove testimonianze e’ emerso che non era da solo , facendo pensare piu’ ad una “spadizione punitiva” che ad un semplice raptus di follia omicida.
(**) ultim’ora, incendiato stanotte il locale del Muccassassina. Il locale gay piu’ famoso d’Italia. Fino a poche ore prima c’erano dentro decine di operai a lavorare per la sua ristrutturazione in vista dell’apertura invernale. Paura.
Qui il Blog di Antonella : http://ndonell.wordpress.com/